I Minimal Joy sono una band new wave dalle venature punk e rock. Il loro ultimo lavoro discografico “Cold Kiss” è un progetto crowfounding supportato da Musicraiser.
Quando avete deciso di dedicarti alla musica e perché?
Non saprei di preciso quando tutto è iniziato. Da molto piccolo odiavo la musica. Mi dava fastidio quando i miei genitori o mia sorella ascoltavano la radio. Poi il cambiamento. Cominciai a divorare musicassette di prog italiano, me ne appassionai e cominciai a collezionare cd di musica progressive anni 70. Poi arrivò la passione per la new wave…infine l’esigenza di suonare la chitarra; ma purtroppo ero già ai primi anni delle superiori e a breve sarei partito per Bologna. Insomma ho cominciato tardi a suonare e perciò non sono un musicista tecnicamente valido ma non potrei mai rinunciare a suonare né a comporre. E’ la mia droga insomma…
Quali sono stati i vostri primi passi nel mondo della musica?
I primi passi reali nel mondo della musica, se si escludono esperienze adolescenziali più o meno credibili, risalgono a quando misi in piedi con degli amici una band dal nome Hang the DJ, palese riferimento a Panic, brano degli Smiths. Suonavamo recitando poesie che scrivevo io stesso con tappeti elettronici interessanti. Chissà se avessimo insistito cosa ne sarebbe stato. Dalle ceneri di quell’esperimento sono nate due band: i Lips Against The Glass e i Minimal Joy.
Qual è il vostro genere musicale?
Il genere musicale che amo suonare è la new wave e senza dubbio l’ho portata nei Minimal Joy; ma devo ringraziare i miei compagni di viaggio che hanno reso molto più interessante il risultato finale perché hanno saputo sposare/spostare il mio stile compositivo aggiungendo il loro background diverso e variegato. Si trovano echi di dream-pop come anche di grunge, di punk piuttosto che di post rock. Il genere più corretto sarebbe pertanto quello di alternative rock. Sebbene, trovo davvero una forzatura intrappolare in un genere quello che riusciamo a fare quando lavoriamo tutti insieme su un arrangiamento.
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Quali artisti hanno influenzato la vostra scelta musicale?
Per me la santissima trinità è rappresentata da Cure, Smiths e Joy Division. Impossibile togliermi da dosso quello che rappresentano per me. In un modo o nell’altro c’è un piccolo riferimento in tutto quel che scrivo, soprattutto nell’atto di scrivere i testi.
Avete mai pensato di mettere insieme una band per i live?
Fare live per me e per i miei soci è una cosa bellissima. Non è facile trovare serate e ancora meno è facile incontrare gestori di locali sensibili alla musica indipendente. Per noi però sarebbe impossibile pensare di non fare live. Salire sul palco, suonare è conferire un senso ai sacrifici di un’autoproduzione hand-made come quella appena conclusa.
Che cosa ne pensate dei Talent Show?
I Talent Show non li guardo e non suscitano alcuna curiosità in me. Mi porrei il problema se mai mi capitasse l’occasione di potervi partecipare. Potrebbe essere un’opportunità, ma sarebbe più bello per noi suonare sui palchi del clubs e farci giudicare lì…una dimensione che preferiamo rispetto alla tv.
Che cos’è la musica per voi?
La musica è cura, medicina. Non ho niente altro che mi faccia stare bene come la musica. Ascolto molto per il poco tempo a disposizione che possiedo. Evito gli ascolti distratti. Non sono capace di tenere la musica in sottofondo mentre faccio altro. Quando decido di ascoltare un album deve essere la mia attività principale di quel momento. Per me la musica è una cosa molto seria.
Descrivi il tuo singolo in 3 parole.
Suona-molto-forte.
Quando prevedete di uscire con un nuovo singolo o un nuovo album?
Il 4 novembre uscirà il nostro disco, affrontare un’autoproduzione da cima a fondo non è un affare facile da gestire, pertanto non i nostri steps saranno calibrati… sicuramente ci piacerebbe lanciare un videoclip. Nonostante gli intoppi siamo già lavorando alla scrittura di nuovi pezzi, ma sicuramente li presenteremo durante i nostri live.
Abbandonereste l’Italia per vivere un’esperienza musicale all’estero?
Pensare di spostare il progetto Miimal Joy all’estero è impensabile e per adesso non voglio altri progetti o esperienze. Sono principalmente un chimico e per lavoro ho vissuto un anno in Nord Europa. Sinceramente, amo il nostro Paese, nonostante tutte le cose che non vanno come dovrebbero.