Are You Real? è il progetto di Andrea Liuzza, musicista e videomaker veneziano. Le sue canzoni uniscono un folk incantato e cristallino a visionarie cavalcate elettriche, guidate da una voce prepotentemente sincera, evocando senari di apocalisse contemporanea e attimi in cui la realtà sfuma nel sogno. Da bambino A. consuma i vinili del padre, impara a suonare la chitarra e il computer. Giovanissimo, registra in casa Countless Ways For Pressing Flowers, votato fra i migliori esordi indie del 2006. L’anno successivo realizza un videoclip per ogni traccia. Nel 2009 pubblica Melancholia I. E’ facendo il cammino di Santiago che decide di abbandonare il suo nome: nasce Are You Real?. Il nuovo esordio è Songs Of Innocence (2012, Face Like A Frog Records), accolto da critiche entusiaste. Al termine di una serie di concerti in tutta Italia, Spagna, Belgio e Olanda, inizia a lavorare al nuovo disco, scegliendo di suonare tutti gli strumenti e curare personalmente il mix. Lo spettro d’influenze si allarga, toccando l’ambient e l’uso di percussioni sciamaniche. Nasce Songs From My Imaginary Youth, in uscita il 16 gennaio 2017. L’album sarà preceduto dal singolo We Are The Wild Things. Dal vivo Are You Real? si avvale delle chitarre di Alessandro Ragazzo e del laptop di Marco Agostini.
Quando hai deciso di dedicarti alla musica e perché?
Da che ho ricordi, ho sempre avuto la musica in testa. Fra i cimeli di famiglia c’é una musicassetta in cui mi sono registrato, avrò avuto quattro anni. Canto carole natalizie. Alle elementari registravo canzoncine con la tastiera. Alle medie, mentre i miei compagni entravano nel magico mondo delle pomiciate, studiavo MIDI. Al liceo ho comprato la prima chitarra, e da quel giorno a oggi non vedo interruzione.
Quali sono stati i tuoi primi passi nel mondo della musica?
Ho registrato due album, “Countless Ways For Pressing Flowers” e “Melancholia I”, mettendoci dentro tutto quello che sapevo fare, tutto me stesso. Certe canzoni erano autobiografiche al limite dell’imbarazzo. Era come urlare: questo sono io. E’ stato sul cammino di Santiago che ho cercato di allargare la prospettiva. Ho abbandonato il mio nome ed è nato Are You Real?. Non c’è una vera discontinuità stilistica, solo una consapevolezza diversa.
Qual è il tuo genere musicale?
Un amico l’ha definito post-qualcosa. Senz’altro è figlio della psichedelia inglese, dai Pink Floyd ai Radiohead. C’è la ricerca di un sound visivo, a tratti visionario. Ma c’è anche un’attitudine vicina ai cantautori anni ’90, figli del grunge: la voce non impostata, l’intimismo lo-fi. Il tutto condito con certe mie manie come le fiabe, lo sciamanesimo.
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Quali artisti hanno influenzato la tua scelta musicale?
I Microphones mi hanno lasciato di stucco. Per mesi ho ascoltato solo “The Glow pt.
2”. Pensavo: questo tizio è riuscito a fare quello che volevo fare io. Pian piano mi sono reso conto che non avrei mai potuto fare una cosa così scoppiata. Questo mi ha aiutato a ridisegnare il mio sound, a raggiungere un equilibrio formale che in realtà fa parte di me.
Hai mai pensato di mettere insieme una band per i live?
Ho messo insieme molte band per i live. L’attuale è la più completa, anche se siamo solo in tre: oltre a me, Alessandro Ragazzo alle chitarre, Marco Agostini a tastiere e laptop.
Che cosa ne pensi dei Talent Show?
L’unica cosa che apprezzo dei Talent Show è Elio travestito da Morgan.
Che cos’è la musica per te?
La musica per me sono tre accordi e una buona idea.
Descrivi il tuo singolo in 3 parole.
Corale. Animale. Felice.
Quando prevedi di uscire con un nuovo singolo o un nuovo album?
Un nuovo singolo in primavera. Un nuovo album, l’anno prossimo.
Abbandoneresti l’Italia per vivere un’esperienza musicale all’estero?
Sì, mi piacerebbe.
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