Saffir Garland, cantautore satirico, è un progetto di Gilberto Ongaro che esiste dal 2009. Le canzoni di Ongaro uniscono umorismo surreale e critica sociale, mentre musicalmente c’è quanta più libertà stilistica possibile: si passa dal prog al punk, dal pop alle ritmiche latine, dal rock allo strumentale pianistico. Le influenze sono da cercare nella musica italiana, da Franco Battiato a Rino Gaetano, dagli Elio e le storie tese ai Bluvertigo, e nella musica internazionale dai Genesis ai Muse. Saffir Garland ha inciso finora 4 album; nel 2011 (sotto il nome Liberascelta) Come un dosso in autostrada; nel 2012 Saffir Garland; nel 2014 l’Lp Le regole sono cambiate. Infine il quarto lavoro, L’ira dei buoni. Nel 2018 uscirà l’album di risposta, La calma dei malvagi, che conterrà il brano Ti mando in Congo.
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Quando hai deciso di dedicarti alla musica e perché?
Ho deciso di dedicarmi alla musica alla fine delle medie, per il banalissimo motivo di riscattarmi ipoteticamente agli occhi di una ragazza che non mi filava. Poi, approfondendo gli studi, ho scoperto che la musica era molto più interessante!
Quali sono stati i tuoi primi passi nel mondo della musica? Raccontaceli.
Suonavo la pianola giocattolo da quando avevo 4 anni; a 13, su spinta di amici ho iniziato a prendere lezioni da un’insegnante. Al primo saggio portai la mia prima composizione, “Adolescenza”, che più tardi avrei rinominato “Adolescemenza”. E poco dopo avrei iniziato a scrivere i miei primi testi.
Qual è il tuo genere musicale?
Bella domanda. Io mi definisco cantautore satirico, in modo da poter focalizzare l’attenzione sui contenuti. Il “mio” genere strettamente musicale non esiste, ne attraverso diversi a seconda di ciò che voglio raccontare. Ho scritto pop, rock, prog, metal, folk, funk, punk, elettronica, ambient, salsa, rumba, jazz, forse in futuro anche rap, che mi manca; e mi piace così.
Quali artisti hanno influenzato la tua scelta musicale?
Franco Battiato, Bluvertigo, Elio e le storie tese, Rammstein, Peter Gabriel e Genesis, Muse, Vangelis, Polysics, Daft Punk, Bugo, Pink Floyd, Rino Gaetano, e mi fermo.
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Hai pensato di mettere insieme una band per i live?
Ho avuto tante band in dieci anni; ora sono solista, e quando può c’è una bravissima cantante soul a duettare con me. Ho sempre il desiderio di tornare con una band, ma cerco musicisti seriamente intenzionati, e, cosa più difficile, sulla mia stessa lunghezza d’onda filosofica. E devono sviluppare complicità sul palco, non cerco turnisti anonimi.
Che cosa nei pensi dei Talent Show?
I talent show sono la rovina del mercato discografico, hanno spostato l’attenzione su tutti gli aspetti non musicali dello spettacolo, influenzando negativamente i gusti del pubblico, che non può essere sempre colpevolizzato della propria ignoranza, che è stata indotta.
Cos’è la musica per te?
Uffa, la musica è matematica emotiva. Pur amandola, non la idealizzo. C’è una scienza dietro ciò che ci fa venire i brividi, e per me non esistono i geni, esiste solo chi ha potuto studiare tanto ed avere il tempo (e l’interesse) di sviluppare la propria creatività, e chi no.
Descrivi il tuo singolo in 3 parole.
“Ti mando in Congo” in tre parole? Africano, festaiolo, liberatorio.
Quando prevedi di uscire con un nuovo singolo o un nuovo album?
Il disco dovrebbe uscire all’inizio dell’anno prossimo! Con la Cartolina Digitale Monitorata puoi inviare il tuo singolo a tutte le frequenze radiofoniche italiane e straniere!
Abbandoneresti l’Italia per vivere un’esperienza musicale all’estero?
L’Italia è il Paese che amo, qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti. Scherzo, ma non troppo. L’estero mi affascina, tutti dicono che i musicisti all’estero sono rispettati come lavoratori; i miei amici tornati dall’Inghilterra con la coda tra le gambe mi fanno pensare diversamente. Il fatto è che quel che scrivo è rivolto agli italiani; poi se i giapponesi apprezzassero la mia libertà musicale, in Giappone ci andrei di corsa!
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